È stato pubblicato in questi giorni sul sito web http://servizi-idrici.it/ il Working Paper n. 6, ottobre 2022: La rivalutazione dei cespiti in MTI. Un rendimento implicito aggiuntivo. Involontario?
Abstract
L’obiettivo della regolazione tariffaria nei servizi idrici è quello di garantire alle imprese regolate le risorse necessarie a finanziare le attività di gestione e di investimento, prevenendo al contempo la formazione di extra profitti (efficienza allocativa) e incentivando la minimizzazione nel tempo dei costi (efficienza produttiva). Il sistema tariffario, attraverso questo approccio, si propone di riconoscere tutti i costi della gestione del servizio attraverso la fissazione di una tariffa che se applicata dal gestore genererà, a parità di domanda da parte dell’utenza, un volume di ricavi tale da corrispondere a tutti i costi precedentemente riconosciuti. Seguendo questo schema è interessante cercare di comprendere quale sia la relazione fra i costi riconosciuti in tariffa e i costi nella rappresentazione dei bilanci delle imprese che gestiscono il servizio idrico in Italia. Lo scopo di questa nota è quello di approfondire il tema degli ammortamenti e della rivalutazione dei cespiti per determinare, se e come, la definizione di queste grandezze nella metodologia tariffaria e il conseguente riconoscimento dei costi in tariffa, possa determinare un maggior rendimento del capitale investito rispetto a quello che formalmente viene definito negli oneri finanziari e negli oneri fiscali. Le conclusioni sono che l’uso delle immobilizzazioni deflazionate produce una plusvalenza fra il valore residuo tariffario e il valore residuo di bilancio. Una plusvalenza dal valore significativo pari al 16% del capitale investito. La plusvalenza, a secondo della forma degli ammortamenti utilizzata dal provvedimento tariffario e dal bilancio del gestore, può manifestarsi sia alla fine dell’affidamento (in presenza di ammortamenti tecnici) che durante il periodo dell’affidamento (in presenza di ammortamenti finanziari). L’uso di immobilizzazioni deflazionate anche per ammortamenti e valore residuo, oltre che per il calcolo degli oneri finanziari e degli oneri fiscali, potrebbe essere una scelta consapevole da parte dell’Autorità, aderendo così, nell’ambito di del confronto che il dibattito nella regolazione ha sviluppato nel tempo, all’opzione dei costi di sostituzione contro i costi storici. Tuttavia, questa scelta non sembra tenere conto che nel settore dei servizi idrici vi è una componente importante di investimenti pianificati e inseriti nel provvedimento tariffario (Piano degli Interventi) espressi a costi correnti che rispondono a gran parte delle ragioni che rivendicano l’uso dei costi di sostituzione (segnali di costo al consumatore e capacità di finanziare le sostituzioni a prezzi correnti).
Il Working Paper è stato scritto da Paolo Peruzzi ed è possibile trovarlo su: http://servizi-idrici.it/wp-content/uploads/2022/07/WP-6-luglio-2022-La-rivalutazione-dei-cespiti-in-MTI.pdf