Roma, 11 giugno 2014 (AGI ENERGIA) – A vent’ anni dall’emanazione della Legge Galli, che sigla l’avvio del processo di riorganizzazione del Servizio Idrico Integrato in Italia, la recente pubblicazione del Blue Book 2014 fornisce ad ANEA lo spunto per svolgere alcune riflessioni sul settore.
Indubbiamente molto è stato fatto, ma il processo risulta ancora non del tutto completato. Infatti, il grado di attuazione della gestione integrativa prevista dalla legge Galli in termini complessivi riguarda il 70% della popolazione (secondo i dati riportati nel Blue Book 2014).
Un primo aspetto da analizzare -perché l’intero quadro settoriale sia maggiormente leggibile- è il sistema di governance della regolazione. Negli ultimi anni si sono registrate importanti evoluzioni. La legge 42/2010 ha stabilito l’abrogazione delle Autorità di Ambito Territoriale, rinviando alle Regioni per la riattribuzione delle funzioni esercitate. Quanto previsto, in mancanza di precise indicazioni, si è tradotto poi in un processo ancora in corso che ha intrapreso direzioni differenti, con l’effetto di ridurre sensibilmente il numero delle ATO.
Pur tuttavia,a fronte di questo, si registra ancora un certo grado di frammentazione dal lato delle gestioni. Il 68% del valore della produzione del settore è detenuto da circa il 13% delle aziende ricomprese nelle categorie dimensionali maggiori, mentre il 46% degli operatori produce circa il 3% del fatturato del totale di settore. Con il D.L. 201/2011, le funzioni attinenti alla regolazione e alla vigilanza della tariffa dei servizi idrici sono state trasferite all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (oggi Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico, AEEGSI). Si è quindi assistito al passaggio da una regolazione tendenzialmente di tipo “decentrato” ad una “multilivello”, all’interno della quale la declinazione di funzioni e competenze non presenta ancora un assestamento definitivo, in cui vi sia un preciso riconoscimento del ruolo del regolatore locale in un’ottica di sussidiarietà verticale.
Si tratta di un ruolo fondamentale e strategico per implementare questa nuova fase regolatoria, vista la struttura del comparto nel nostro Paese. Inoltre, lo stratificarsi nel tempo di diversi interventi a livello legislativo rende necessaria una revisione della normativa di settore perché si possa operare in un quadro normativo coerente e, soprattutto, in grado di assicurare stabilità al sistema idrico. L’introduzione di un’autorità indipendente a livello nazionale ha apportato consistenti novità nella regolazione economica del settore. Vi è stato -infatti- il passaggio dal Metodo Tariffario Normalizzato a provvedimenti tariffari volti a portare gradualmente il settore verso una metodologia tariffaria definitiva: il Metodo Tariffario Transitorio per il periodo regolatorio 2012-2013 e il Metodo Tariffario Idrico per il periodo regolatorio 2014-2015. Quest’ ultimo, per ricollegarsi al tema della governance, ha introdotto indicazioni metodologiche, implementabili da parte del regolatore locale, per collegare criticità, obiettivi di servizio e investimenti. E introducendo schemi regolatori differenziati in base alle esigenze di investimento infrastrutturali e variazioni in obiettivi o attività del gestore. Uno degli aspetti più delicati del settore rimane proprio quello degli investimenti. Infatti, come emerge dai dati presentati nel Blue Book 2014 -nonostante gli interventi fino adesso effettuati- si rileva carenza nella copertura del servizio, oltre alla presenza di procedure di infrazione a livello comunitario in merito a raccolta e depurazione dei reflui.
Inoltre è stato rilevato che la previsione di investimento dei PEF (Piano Economico Finanziario) di 50 €/abitante/anno risulta ampiamente sottostimata, rendendosi invece necessario investire un importo pari a 80 €/abitante/anno, in linea anche con l’esperienza internazionale.
L’importanza rivestita dagli investimenti e la relativa necessità di reperire fonti di finanziamento è stato oggetto anche di un documento di consultazione dell’AEEGSI dello scorso anno e il collegato ambientale alle legge di stabilità 2014 introduce la creazione di un fondo di garanzia per le opere idriche, anche se sarebbe necessaria un’approfondita riflessione in merito alle modalità di implementazione di quest’ultimo.